Alberto da Valcava

Alberto da Valcava

“Venne anche il Duce, in visita sul fronte albanese, e di fronte ai tanti soldati che, come me, erano a piedi scalzi, promise che avrebbe preso immediati provvedimenti. Poi ripartì, e noi … continuammo a combattere senza scarpe nella neve, finchè non ce la feci più e marcai visita. Il medico, credendomi un simulatore, chiese ad un soldato di salire col suo scarpone sul mio piede nudo bluastro: io non urlai, semplicemente perchè avevo già perso sensibilità. Fui rimpatriato, e curato, per essere pronto alle prossime guerre del Duce” …

“Ero già salito sul treno per la Russia, con tutto il mio battaglione. Eravamo fermi in stazione, prima della partenza. Ma io ero già stato congelato nell’inferno greco-albanese, e non volevo finire anche peggio nella lontanissima gelida Russia. Per questo, con lo zaino, scesi dal lato posteriore del treno, mentre tutti erano affacciati sull’altro lato ad ascoltare i discorsi delle autorità. Così non partii per il Don con i miei compagni, pochi dei quali vi sopravvissero. Pochi giorni dopo fui condannato a morte per diserzione, pena poi commutata nell’invio sul fronte jugoslavo.”