Al Fedele dal Pertus

Al Fedele dal Pertus

Prima la guerra (che gli uccise anche un fratello): sulle Alpi, poi in Grecia Albania, poi in Russia, poi la prigionia nei lager tedeschi, poi 30 anni di emigrazione, in Svizzera da solo (mantenendo moglie e figlie restate in Italia): la vita poco ha risparmiato a Fedele, ma non è riuscita a rubargli il sorriso.

“Eravamo in prima linea, dove mi ero guadagnato una medaglia di bronzo negli scontri coi Russi, quando giunse l’ordine di Ritirata. Raggiungemmo così Podgornoie, ove, dopo mesi di fame e di freddo, trovammo magazzini pieni d’ogni ben di Dio. Coi miei compagni prendemmo una sbronza micidiale di liquore all’anice e saremmo morti in poco tempo, nei 40°C sottozero, se il mio Tenente Nuto Revelli, autore poi di molti libri di storia alpina e partigiana, non ci avesse svegliato a calci e costretti a riprendere, pur barcollanti, la marcia verso la salvezza.”