Gioanì da Pontida
Non è difficile cantare quando si ha la pancia piena ed il cuore lieto.
Meno facile è volerlo comunque fare, dimenticando le proprie pene, per aiutare anche gli altri a portare le proprie.
In questo il coro Penne Nere ha avuto un eccezionale maestro di vita: Gioànì da Pontida…
Nel coro Penne Nere “musica” ha molto spesso fatto rima con “aiuto al mondo del volontariato”, e un perno prezioso del meccanismo virtuoso che portava dalle nostre note al cuore di tanti benefattori è stato, per moltissimi anni, l’indimenticabile Gioànì (Giovanni Rigamonti) di Pontida. Gioànì era una miniera di buonumore e di saggezza contadina che, con un approccio schietto e una barzelletta sempre pronta sapeva (far) dimenticare le sue disgrazie ( dall’amputazione giovanile di una gamba alla perdita di due figli …) per stimolare a farsi un po’ carico delle disgrazie altrui, riuscendo così, ad esempio, a beneficiare in modo sostanzioso l’Istituto di Don Gnocchi ad Inverigo, ove ogni anno trascinava le Penne Nere per una messa di ringraziamento e qualche canto nell’acustica indimenticabile della Sala Rotonda che dava il nome all’omonima villa. E Gioànì era anche il fascino della sua antica cucina, dal grande camino, con un tavolo che ci faceva trovare farcito di ogni ben di Dio, per la colazione che lui e la moglie ci apparecchiavano dopo la messa annuale all’alba nella medioevale abbazia di Pontida. E poi via per un pellegrinaggio a tappe. Ogni tappa: un bar o trattoria di riferimento pei suoi co-benefattori, ove improvvisavamo due o tre canti prima di ripartire, seguendo il suo Ape che guidava allegramente davanti a noi … Quanti bei ricordi … Grazie Gioànì, per il bene cui, per tuo tramite, il nostro coro ha potuto concorrere, e per essere stato un prezioso, davvero prezioso!, Maestro di vita.