Placido dalla Cornabusa

Placido dalla Cornabusa

“I Russi combattevano spietatamente pel loro paese, di cui eravamo invasori: non avremmo fatto lo stesso al loro posto?”

“Come Assaltatori fummo sempre in prima linea, in Albania come in Russia. Il nostro dovere era semplice e tremendo: “AFFRONTARE”, e noi lo assolvemmo sempre. Ma durante la Ritirata, ormai senz’armi, fui catturato dai Sovietici, mentre stavo letteralmente sbranando una gallina, cruda, appena uccisa. Essi ci fecero incolonnare e noi, già esausti, fummo poi costretti a camminare ancora per moltissime ore, nella neve, senza mangiar nulla, ad oltre 30°C sottozero. “Davai!”=”Avanti!” era l’ordine urlatoci continuamente. Moltissimi compagni caddero, stremati: ciascuno fu ucciso col calcio del fucile perchè la nostra vita non valeva più neppure il costo di una pallottola. Poi giorni e notti dietro un filo spinato, all’aperto nell’inverno russo: altri morti… Poi la deportazione in Siberia al lavoro forzato: ancora morti… Per questo non ho più paura della morte, perchè l’ho vista nel volto di migliaia e migliaia dei miei compagni caduti accanto a me.”